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Bikers fight ! b y A.D.

 

Matteo stava percorrendo a tutta velocità la pista ciclabile vicino al lungomare. Era in ritardo all'appuntamento con la sua ragazza, che lo stava aspettando in spiaggia da mezz'ora e probabilmente era già arrabbiata per il grave ritardo. La giornata era calda ma non tanto da impedire a Matteo di indossare la sua tuta da ciclista di lycra. Certo, avrebbe evitato una sudata se si fosse messo soltanto jeans e camicia, ma uno dei piaceri di andare in bici era quello di vestirsi come si deve, da vero biker… e poi, poteva lavarsi via di dosso il sudore con una bella nuotata!
Era quasi arrivato allo stabilimento balneare quando con la coda dell'occhio notò qualcosa che gli stava arrivando addosso a tutta velocità da sinistra. Cercò di bloccarsi all'ultimo momento ma era tardi e l'impatto lo sbalzò di lato. Cadde con la bici fuori dalla pista ciclabile e per puro caso evitò di andare addosso ai passanti.
Inferocito, si rialzò in piedi e si trovò faccia a faccia con un ragazzo che a sua volta si stava alzando dopo l'impatto fra le due bici. I due si fissarono torvi negli occhi: erano alti uguali, entrambi snelli e in forma… ed entrambi indossavano lo stesso modello di tuta da biker! La differenza era il colore: quella di Matteo era rossa, quella dell'altro blu.
- Che cazzo fai? - gridò Matteo - Non si può entrare nella pista da un lato, rischi di ammazzare qualcuno! -
L'altro ragazzo lo squadrò con uno sguardo sarcastico e rispose con tutta calma - Io entro dove mi pare e come mi piace! Che cazzo te ne frega? -
Matteo strinse istintivamente i pugni: quel genere di stronzetti gasati e pieni di sé gli stava davvero sui nervi, ma era in ritardo all'appuntamento e non poteva fermarsi a fare a botte, anche se magari l'avrebbe voluto…
Si girò per rimettere in piedi la bici e sentì la risata dell'altro alle sue spalle. - Il tipico finocchio senza spina dorsale - stava dicendo - Mettiti la coda fra le gambe e vattene via… -
Matteo si voltò di nuovo verso il ragazzo e gli puntò un dito in faccia - Guarda, non me le far girare… -
- Altrimenti? - lo schernì l'altro, mimando il suo gesto e puntandogli ironicamente il dito in faccia - Cosa fai? Chiami la mamma? -
Matteo non ci vide più: il ritardo, la bici graffiata, il caldo: tutto questo gli fece salire il sangue alla testa e il dito puntato divenne un pugno sferrato sul mento dell'altro. Lo sbruffone, evidentemente preso di sorpresa, incassò male il colpo e cadde a terra, accanto alla propria bici. Doveva essere un tipo tosto però, perché non perse tempo e subito saltò in piedi, contraccambiando il colpo e mandando Matteo al tappeto. - Ti conviene restartene lì - disse poi, massaggiandosi il mento - sennò le prendi di brutto… -
Era troppo: Matteo si alzò ringhiando e si gettò contro l'avversario che lo aspettava a braccia aperte. I due ragazzi si avvinghiarono in una doppia presa e caddero assieme, rotolando fuori dalla pista ciclabile. Dibattendosi sull'erba, si scambiarono una serie di pugni e calci, senza separarsi mai del tutto, e ben presto la lycra lucida e sudata delle loro tute aderenti si coprì di chiazze di terra e sabbia. Ma i due non ci fecero caso, tanto erano intenti a picchiarsi a vicenda. Mantenere una presa a lungo era arduo però, in quanto le due tute in lycra scivolavano una sull'altra e i due ragazzi erano come due anguille che cercavano di restare aggrappate.
Ad un certo punto lo sbruffone riuscì a bloccare Matteo con la testa fra le sue gambe muscolose avvolte nella lycra sudata e, tenendolo più o meno immobile, gli sferrò un paio di pugni sul ventre. Matteo gemette dal dolore sentendo le dure nocche dell'altro che gli colpivano la carne, ma reagì cercando di liberarsi dalla presa delle forti gambe. Non riuscendoci, allungò le braccia ancora libere e con una rapida torsione arrivò ad assestare un paio di pugni sul fianco dell'avversario, che grugnì di dolore a sua volta. La presa delle gambe si allentò e Matteo tentò un ultimo stratagemma: afferrò le palle dell'altro e strinse! Il ragazzo lanciò un grido, pur continuando a picchiare Matteo allo stomaco, ma quando il dolore ai testicoli si fece troppo lancinante dovette lasciare la presa e Matteo riuscì a divincolarsi, alzandosi.
I due si ritrovarono nuovamente in piedi, faccia a faccia, e Matteo non perse tempo sferrando una rapida serie di pugni sul torso e sul ventre dell'altro, senza dargli il modo di reagire. Le sue nocche si arrossarono a forza di colpire rapidamente la lucida lycra della tuta dell'avversario, ma il ragazzo continuò a sferrare pugno dopo pugno, soprattutto all'altezza dell'ombelico dove sapeva che poteva fare più male. Gutpunching, così lo chiamavano su Internet, in un paio di siti che aveva visto per caso una volta, e si era chiesto che effetto facesse darle a qualcuno in quel modo… Era una bella soddisfazione!
Lo sbruffone tentò di reagire e un paio di pugni raggiunsero il segno, ma i suoi colpi non erano più così forti e anche se Matteo sentiva il dolore causato dalle nocche dell'altro che lo colpivano al petto, non ci badò continuando a menar botte. Ogni suo pugno sembrava aver maggior forza e i gemiti di dolore dell'avversario aumentavano. Infine il ragazzo si accasciò infine a terra e Matteo lo mise KO con un ultimo colpo ben assestato sul mento!
- Dormi bene stronzo! - disse, massaggiandosi il pugno arrossato. Poi sollevò la sua bici risalendo in sella. Gli mancava il fiato dopo la rissa, ma la sua ragazza lo aspettava e aveva davvero bisogno di togliersi di dosso la tuta sudata per farsi un bel tuffo nel mare, quindi riprese a pedalare, lasciandosi alle spalle il suo avversario steso a terra privo di sensi.